Broker in criptovalute da evitare

    Bitcoin Pro è uno dei broker di cui si sta parlando con crescente insistenza nel corso degli ultimi anni e… non certo positivamente: molte persone online si domandano se sia una truffa oppure sia realmente in grado di far diventare ricco chiunque dia fiducia a questo operatore.

    Considerato che siamo sempre alla ricerca della verità sugli investimenti finanziari online e sui pericoli cerchiamo di approfondire sui servizi Bitcoin Pro e sulle sue miracolose promesse.

    Bitcoin Pro può permetterci realmente di diventare ricchi senza fare nulla e senza rischi? O le promesse di Bitcoin Pro celano qualcosa di poco chiaro o, addirittura, di losco?

    Bitcoin Pro è una truffa?

    Dovrebbero ben sapere, parliamo di truffa solo ed esclusivamente se c’è una sentenza in questo senso da parte dei giudici, non potendoci sostituire a un tribunale ci guardiamo bene dal dare un giudizio univoco.

    Quanto sopra però non ci impedisce di ricordare in modo chiaro e netto che Bitcoin Pro non funziona e sconsigliamo pertanto tutti coloro i quali stanno pensando di provarlo, a farlo!

    Naturalmente, questo non significa che Bitcoin Pro sia una truffa: ricordiamo ancora una volta che non spetta a noi comprendere se ci sia o meno una frode, e che chi ha esposto qualche segnalazione sul malfunzionamento di questo operatore dovrà attendere una pronuncia giudiziaria affinché Bitcoin Pro sia effettivamente etichettato come truffa.

    Nell’attesa, consigliamo tutti i nostri lettori di stare alla larga da Bitcoin Pro e da tutti i sistemi che promettono miracoli come questo operatore: non esiste alcun segreto che possa permetterti di diventare ricco senza rischi e senza conoscenze!

    Come guadagnare con Bitcoin

    Purtroppo, strumenti come Bitcoin Pro hanno finito con il nuocere gravemente alla nomea di Bitcoin, sebbene Bitcoin Pro e Bitcoin non abbiano nulla in comune, tranne il fatto che il progetto di cui oggi parliamo ha utilizzato il nome della criptovaluta per cercare di acquisire un po’ di popolarità e illudere i malcapitati investitori a ritenere che questo operatore abbia qualcosa a che fare con la criptovaluta più importante del mondo.

    Insomma, con Bitcoin si può guadagnare, ma il modo migliore per farlo non è certamente quello di andare dietro ai falsi auspici di un progetto come Bitcoin Pro, bensì utilizzare gli strumenti giusti e la necessaria consapevolezza per strutturare una strategia che possa tenere conto delle caratteristiche delle criptovalute e, in particolar modo, dei rischi che ne conseguono.

    Se dunque vuoi investire con Bitcoin la prima cosa che devi fare è munirti di una piattaforma regolamentata e professionale che ti consenta di farlo con sicurezza.

    Trova pertanto un operatore che sia riconosciuto dalla Consob, l’autorità di regolamentazione finanziaria in Italia, la quale prima di concedere la licenza a fornire servizi di investimento nel nostro Paese effettua una serie di controlli per assicurarsi che la società che si propone al mercato abbia tutti i requisiti di legge.

    Come forse stai già immaginando a questo punto della nostra guida, Bitcoin Pro non è affatto autorizzata e non compare all’interno dell’albo tenuto da Consob.

    Pertanto, investire con Bitcoin Pro significa non potersi assicurare quella sicurezza e quella serenità che sarebbero invece necessarie nel momento in cui si impiegano i propri fondi in asset finanziari.

    Bitcoin Pro funziona o no?

    Introdotto quanto sopra, torniamo al tema centrale del nostro approfondimento e cerchiamo di capire una volta per tutte se Bitcoin Pro funziona o no.

    Purtroppo, le cose sono ben diverse da quelle che sembra guardando il video di Bitcoin Pro: non c’è alcuna garanzia di successo né alcun rendimento facile, sicuro e senza rischi.

    Tutti i guadagni elevati che vengono promessi da questo operatore non sembrano essere veri e tutte le testimonianze dirette delle persone che hanno provato Bitcoin Pro sono a dir poco deludenti: non solo non hanno guadagnato nulla, ma hanno perso tutto ciò che hanno riposto in questo software che, invece, avrebbe dovuto miracolosamente moltiplicare i propri patrimoni.

    Ma come dovrebbe funzionare Bitcoin Pro? E perché non sembra mantenere le promesse?

    A dir la verità, del funzionamento promesso di Bitcoin Pro non si capisce molto. Il sito internet è abbastanza generico nell’affermare di essere in possesso di un software che può fare trading automatico di Bitcoin, ma non viene spiegato come esattamente ritiene di farci guadagnare così tanti soldi in così poco tempo.

    L’impressione è, dunque, che dietro Bitcoin Pro possa celarsi ancora una volta un sistema inefficace, interessato solamente ad attirare il denaro degli utenti senza però offrire alcuna garanzia.

    Bitcoin Pro Opinioni, recensioni e pareri

    Su Bitcoin Pro non possiamo che confermare tutto il nostro scetticismo e, soprattutto, la totale assenza di elementi che possano confortare quanto abbiamo visto nei video e nei materiali promozionali.

    Accedendo al sito ufficiale di Bitcoin Pro, che non riportiamo per evitare di indurre altre persone a cliccare su di esso, vediamo infatti la presenza di un filmato in cui molte persone affermano di essere diventate ricche con questo sistema.

    Questo ottimismo contrasta però con la realtà dei fatti. Le testimonianze delle persone che hanno realmente provato Bitcoin Pro affermano di aver perso tutto il denaro investito e che nessuno è mai riuscito a guadagnare nulla.

    A preoccupare sono anche le testimonianze positive su Bitcoin Pro pubblicate in alcuni siti pagati per fare pubblicità a questa piattaforma: quelle che abbiamo esaminato sono infatti fake, considerato che i volti che vengono usati per queste campagne pubblicitarie si trovano in tantissimi altri siti web e non sono riconducibili dunque a persone dalla reale identità.

    Fonte: BORSAINSIDE Link

     


    Phishing: le banche non risarciscono i clienti.

    La Suprema Corte ha introdotto di fatto un principio che per gli istituti di credito rappresenta uno scudo di fronte alle richieste di risarcimento danni avanzati dai correntisti truffati online.

    Se un cliente di una banca viene truffato attraverso la tecnica del phishing la responsabilità è sua e non dell'istituto di credito. Lo ha stabilito la corte di Cassazione, con la sentenza numero 7214, introducendo di fatto un principio che rappresenta, per gli istituti di credito, uno scudo di fronte alle richieste di risarcimento danni avanzati da correntisti truffati online.

    La decisione della Cassazione

    Nel caso oggetto della sentenza della Corte d'appello di Palermo, ripreso poi dalla Cassazione, il titolare del conto ha disconosciuto un'operazione fraudolenta di bonifico eseguita per via telematica sul proprio conto da una terza persona. Nella causa di primo grado, il Tribunale di Palermo aveva condannato la banca a rimborsare al titolare del conto corrente la somma che era stata sottratta in maniera fraudolenta, ritenendo che l'intermediario non avesse adottato tutte le misure di sicurezza tecnicamente idonee a prevenire danni come quello oggetto della causa. La decisione, però, è stata riformata dalla sentenza della Corte d'Appello di Palermo, per poi essere confermata dalla Suprema Corte. La Cassazione, richiamando nei fatti le argomentazioni poste dalla Corte d'Appello, ha dichiarato inammissibile il ricorso ed escluso la responsabilità dell'intermediario.

    Fonte: Sky TG24 - Link



    Credit Suisse, forse salvata da UBS.

    Corsa contro il tempo per Credit Suisse, UBS e le autorità svizzere per raggiungere un accordo sulla fusione fra i due colossi bancari già nella serata di sabato.

    Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali la Banca nazionale svizzera (BNS) e la FINMA, l'autorità di regolamentazione dei mercati, hanno informato le controparti internazionali che un accordo con UBS è l'unica opzione per fermare il crollo della fiducia che ha affossato la seconda banca elvetica.

    Secondo il quotidiano britannico, i depositi presso il Credit Suisse sarebbero calati di circa 10 miliardi di franchi al giorno nel corso dell'ultima settimana.

    In queste ore le autorità di regolamentazione di Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera starebbero valutando la struttura legale dell'accordo. L'unione si baserebbe su una serie di concessioni a UBS. Il leader bancario elvetico vorrebbe essere in grado di soddisfare gradualmente i requisiti patrimoniali internazionali. Il gruppo avrebbe inoltre chiesto un risarcimento o un accordo alla Confederazione per coprire eventuali spese legali. Su richiesta dell'AWP, Credit Suisse e UBS hanno rifiutato di commentare.

    Fonte: RSI News - Link

     


    Troppo grande per fallire e per essere salvata.

    Credit Suisse tra conti segreti, riciclaggi, fallimenti e legami con il crimine organizzato e spie.

    La banca elvetica ha gestito in questi anni circa 1500 miliardi di franchi svizzeri, ma il suo bilancio, nel 2022, ha segnato - 7,3 miliardi. Ha circa 50mila dipendenti e un milione e mezzo di clienti

    L’anello debole della finanza globale forse sta per crollare o forse no. Avrebbe bisogno di altri 5 miliardi di dollari per risollevarsi. Proviamo a capire cosa sta succedendo.

    L’istituto, che nasce grazie a Alfred Escher-politico e pioniere della Svizzera moderna- nel 1856 , ha perso il 24% in Borsa. Alla base del crollo l’annuncio da parte della Saudi National Bank, partecipata per il 37% dal fondo sovrano saudita, che ha escluso un nuovo sostegno finanziario alla banca. La SNB è il maggior azionista del Credit Suisse e l’annuncio ha scatenato il panico su Zurigo. Gli arabi avevano acquistato, nel 2022, una partecipazione del 9,88% dell’istituto  al momento dell’aumento di capitale da 4 miliardi di franchi. Al suo fianco ci sono Qatar Holding con il 5,03% e Olayan Group, sempre saudita, al 4,93%. Insieme arrivano quasi al 20% del capitale. Con il 4% c’è la partecipazione della newyorkese Black Rock. Secondo l’amministratore delegato del fondo americano Larry Fink si paga oggi il prezzo di “decenni di denaro facile”. Robert Kiyosaki, l’investitore che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers nel 2008, ritiene che Credit Suisse sarà la prossima vittima. Nouriel Roubini afferma invece che la banca sia “troppo grande per fallire ma anche per essere salvata”.

    Stando a quanto dichiara la Finma, l’autorità di supervisione dei mercati finanziari svizzera, “Credit Suisse soddisfa i più alti requisiti di capitale e liquidità applicabili alle banche importanti a livello di sistema”.  Sotto l’aspetto tecnico la dichiarazione rispetta la realtà ma dobbiamo, a onor di cronaca, segnalare che il titolo 15 anni fa valeva 80 euro oggi è a un decimo di quel valore. La Credit Suiss ha gestito in questi anni circa 1500 miliardi di franchi svizzeri ma il suo bilancio, nel 2022, ha segnato - 7,3 miliardi. Ha circa 50mila dipendenti e un milione e mezzo di clienti.

    Possiamo dire che l’inizio della crisi si può far risalire a due anni fa con il crollo di Archegos Capital Management. Racket, frode sui titoli, truffa telematica e manipolazione dei mercati. Con queste accuse, a cui se ne sono aggiunte altre di carattere civile da parte della Sec, l’organo di controllo sulla Borsa americana per questi reati viene arrestato Bill Hwang, finanziere americano di origini coreane. Tra i principali finanziatori dell’hedge fund c’è la banca svizzera che perde, in quella che viene definita “una delle più spettacolari debacle di Wall Street, ben 5 miliardi e mezzo di franchi. Poi crolla Greensill, la società di servizi finanziari britannica fondata dall’australiano Lex Greensill. Credit aveva lanciato in relazione alla società quattro fondi, presentati come a basso rischio, nei quali la clientela ha investito circa 10 miliardi di dollari. La società fondata dall'imprenditore australiano fallisce nel 2021 e la banca svizzera è riuscita a recuperare solo 7,4 miliardi di dollari.   

    Ma aldilà degli ultimi due anni ci sono storie e personaggi che hanno come protagonista la banca svizzera.

    In Mozambico l’istituto presta un miliardo di dollari a due società statali che elargiscono mazzette. “Suisse secrets”, un’inchiesta realizzata dal pool investigativo di OCCRP- Organized Crimeand Corruption Report Project a cui hanno lavorato 163 reporter di 48 media partner, ha rivelato  i dati di 18 mila clienti. Tra questi figurano la famiglia di un capo dei servizi segreti egiziani che ha supervisionato la tortura di sospetti terroristi per conto della CIA; un italiano, Antonio Velardo, accusato di riciclare fondi criminali per il famigerato gruppo criminale della 'ndrangheta; un dirigente tedesco che ha corrotto funzionari nigeriani per ottenere contratti nel settore delle telecomunicazioni; e il re di Giordania Abdullah II, che possedeva un unico conto del valore di 230 milioni di franchi svizzeri (223 milioni di dollari).

    Il 27 giugno 2022 il Tribunale Penale Federale di Bellinzona, nel Canton Ticino, ha emesso una sentenza che potrebbe passare alla storia: la Credit Suisse è stata riconosciuta colpevole di aver aiutato il narcotrafficante bulgaro Evelin Banev a ripulire i soldi guadagnati con il contrabbando di cocaina. È in assoluto la prima volta che un istituto bancario viene dichiarato colpevole di riciclaggio in Svizzera.  Dagli atti risulta che il 2004 e il 2008 i mafiosi bulgari, con a capo Banev, avevano aperto decine di conti cifrati nella banca svizzera.

    Nel 1986 ha protetto con nomi falsi i depositi del dittatore Marcos e di sua moglie Imelda. Da 5 a 10 miliardi di dollari. Dieci anni dopo il Tribunale di Zurigo ha ordinato alla banca di restituire 500 milioni al governo di Manila. Nel 2000 le sanzioni per i rapporti con il dittatore nigeriano Sani Abacha. Nel 2004, il Credit ha riciclato 5 miliardi di yen per la Yakuza la mafia giapponese. Risale al 2009 una multa da 536 milioni di dollari per aver aiutato varie società ad aggirare le sanzioni contro Sudan e Iran. Nel 2011 un’altra multa per aver aiutato ad evadere oltre un miliardo di euro decine di contribuenti tedeschi.

    Insomma una storia fatta di un “ segreto bancario” che pare sia formalmente archiviato ma che non lo è ed è la storia di un’investigazione che ha svelato come la banca Credit Suisse abbia “lavato i guadagni illeciti di criminali e corrotti in tutto il mondo. Il punto è che  i pubblici ministeri svizzeri hanno avviato un'indagine, ma non sulla banca che adesso è sull’orlo del fallimento.

    Fonte: Rai News - Link

     


    Banche e Bce: Chi comanda il gioco.

    Chi dirige veramente il gioco sulle banche mondiali? 

    Giovanni Tria, ex ministro del governo gialloverde di Lega e M5s tra 2018 e 2019, ha le idee chiare: gli americani. E Christine Lagarde può solamente accodarsi. E' questo, in fondo, il grande limite del sistema-Europa.

    Le Borse oggi respirano, sull'onda dei salvataggi della svizzera Credit Suisse e della californiana First Republic Bank. Politicamente, però, tiene banco la scelta della Bce di alzare i tassi di 50 punti base. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di "furore aumentistico" e di "scelte fallimentari" della Lagarde, mentre il presidente di Abi Patuelli avvertiva dei possibili rischi per gli istituti derivati dall'aumento dei tassi. Ma Tria non concorda né con il primo né con il secondo.

    "Francoforte ha tenuto il punto - spiega l'ex ministro in una intervista alla Stampa -. D'altra parte cosa poteva fare? Chi governa il gioco è la Federal Reserve americana che continua ad alzare i tassi. Anche per cercare di stabilizzare i cambi e limitare di incrementare l'inflazione importata non credo che la Bce potesse fare altro".

    Quanto allo scenario internazionale alla luce delle scelte della Fed in Usa e del crac della Silicon Valley Bank e alle difficoltà del Credit Suisse, l'ex ministro Tria analizza che "In realtà quando i tassi salgono, le banche fanno più affari: basta vedere gli enormi profitti registrati l'ultimo anno dalle banche italiane. Gli istituti casomai si lamentavano quando i tassi erano negativi.

    Che ci fossero problemi per il Credit Suisse era noto, la Silicon Valley Bank ha pagato scelte di conduzione. Certo, alzando i tassi si tende a deprimere i valori obbligazionari che fanno parte del patrimonio delle banche. Però la normalità non sono i tassi negativi, tanto più che quelli reali, considerando cioè l'inflazione, lo sono tuttora. La realtà è che la Bce è stata lasciata sola".

    Fonte: Liberoquotidiano.it - Link


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